Inflazione e volatilità nel futuro del mercato assicurativo

Anche il mercato assicurativo italiano, come molti altri settori, è interessato da una tempesta perfetta fatta di crescita dei prezzi, rallentamento dell’economia, rincari delle materie prime, aumento dei tassi, tensioni geopolitiche e crisi energetica. Un cocktail di ingredienti capace di effetti non del tutto prevedibili per i mesi a venire. Ma una cosa è certa: il comparto assicurativo non potrà uscire indenne da questo terremoto.

A metterlo nero su bianco sono stati gli stessi esperti dell’Ania che hanno previsto un rallentamento dei premi danni e vita almeno del 6,3% alla fine del 2022 con un volume di poco superiore a 130 miliardi rispetto ai 145 del 2021. E questo, quasi essenzialmente a causa della contrazione attesa per il comparto vita. «Dal momento che la crescita economica in Italia è stimata in decelerazione nel 2022, il rapporto tra i premi assicurativi e il pil dovrebbe scendere dal 7,9% del 2021 al 7,2% del 2022», hanno avvertito gli esperti dell’Ania sottolineando il buon andamento atteso per i volumi del settore danni, previsto in crescita del +3,5% rispetto al 2021 a 35,3 miliardi di euro, a cui si andrebbe a contrapporre una diminuzione del 9,5% per le polizze vita, ferme su un volume di 96 miliardi di euro rispetto a 106 di un anno prima.

«Il fattore combinato di tassi di interesse in ascesa e di un indice di inflazione a livelli storicamente molto elevati dovrebbero indurre, da un lato, i risparmiatori a indirizzare i propri investimenti verso soluzioni alternative (come i titoli di Stato) e, dall’altro, le dinamiche inflazionistiche ridurrebbero sensibilmente il potere di acquisto delle famiglie che opterebbero per un atteggiamento più prudente in prospettiva del rischio di avere minori risorse future», hanno ammesso dall’Ania.

Azienda Rank
2021
Premi
Totali (*)
Poste Vita 1 17574113,00
Generali Italia 2 14889881,63
UnipolSai 3 9874513,52
Intesa SP Vita 4 8911178,67
Alleanza Ass.ni 5 6456002,87
Mediolanum Vita 6 6182042,00
Allianz (Italia) 7 6107681,68
Unicred-Allianz Vita 8 5413314,91
Bnp Cardif Vita 9 4622306,47
Fideuram Vita 10 4471898,67
Credit Agricole Vita 11 4154832,24
CNP Vita Assicura 12 3916849,70
CNP Vita Ass.ne 12 3916849,70
Ass.ni Generali 14 3596948,91
GenertelLife 15 3445828,43
Cnp UniCredit Vita 16 3235354,74
Axa Mps Vita 17 2472233,99
Reale Mutua 18 2408783,11
Arca Vita 19 2395650,12
Zurich Invest. Life 20 2395141,91
Maria Bianca Farina, Presidente ANIA
Maria Bianca Farina, Presidente ANIA

Un calo che dovrebbe riguardare sia i premi delle polizze tradizionali di ramo I (-7%) per un volume di 58 miliardi (62 nel 2021) sia i premi delle polizze unit-linked di ramo III i cui premi dovrebbero scendere in misura ancora più marcata (-13,5% e 34 miliardi) a causa del maggior contenuto azionario impattato negativamente dalla crescente volatilità dei mercati finanziari e borsistici. «Il rallentamento della crescita porta in genere a una minore domanda di coperture. Nei rami danni, la più alta inflazione inizia a manifestarsi nell’aumento dei costi dei sinistri, mentre il processo di adeguamento delle tariffe assicurative è – data la natura del business – più lento e graduale», ha aggiunto Maria Bianca Farina presidente dell’Ania.

«Nei rami vita, oltre a una riduzione della domanda, alcuni assicurati potrebbero trovarsi nelle condizioni di liquidare gli investimenti e questo avrebbe effetti negativi sull’afflusso di risorse e, soprattutto, sull’ordinata gestione del portafoglio titoli, che peraltro risente di forti perdite sulle obbligazioni e sulle azioni, con riflessi nei conti economici».

Mentre fino a luglio i comparti danni e vita registravano un andamento simile, la discesa si è fatta più rapida nel comparto vita, riflettendo i timori di una caduta del reddito disponibile delle famiglie in termini reali: nel complesso, da inizio anno, il ramo danni ha registrato una riduzione dell’8%, contro il 12% per il ramo vita.

Anche in questa situazione, quindi, il settore assicurativo europeo e italiano sta mostrando la sua capacità di affrontare e gestire congiunture economiche e finanziarie estremamente complesse. Nonostante questo, secondo Farina la professionalità, la robustezza patrimoniale, la capacità di allocazione delle risorse in mercati quotati e non quotati nel lungo periodo rappresentano i punti di forza che renderanno l’industria assicurativa sempre più centrale per il benessere e il welfare delle famiglie, lo sviluppo tecnologico e di mercato delle imprese e la crescita dell’economia nel lungo termine, affiancando le iniziative e le risorse pubbliche in campo, a iniziare da quelle del Pnrr.

«Sta a noi saper sviluppare sempre meglio i prodotti che servono ad assecondare le esigenze d’investimento di lungo termine che caratterizzano quest’epoca di trasformazioni, per aiutare il Paese a navigare oltre le incognite dell’oggi. Pochi avrebbero immaginato, nel momento più difficile della pandemia poco più di due anni fa, che l’Italia e l’Europa avrebbero avuto la vitalità e la capacità di reazione che poi tutti insieme abbiamo dimostrato. Sono convinta che questi nostri punti di forza non siano venuti meno nella fase attuale. Questo è vero per l’Italia, per l’Europa e per la nostra industria. La tenuta dell’intero settore assicurativo in questi mesi di incertezza e volatilità dei mercati finanziari è certamente un ottimo auspicio». Tutte questioni che richiedono anche l’impegno e soprattutto il coinvolgimento del settore assicurativo, considerando che risposte singole, non coordinate, porterebbero al fallimento, a “una sconfitta che non possiamo permetterci”, come afferma Farina.

Luigi Federico Signorini, Presidente Ivass
Luigi Federico Signorini, Presidente Ivass

E allora per immaginare e costruire il “futuro del futuro”, saranno necessari pianificazione, investimenti, politiche attive, giustizia sociale, sostenibilità e cambiamento e la transizione ecologica che, nonostante le crisi geopolitiche, economiche, sanitarie e sociali in corso, non può assolutamente subire un rallentamento. Per questo Farina afferma che il settore assicurativo è determinato a garantire un fattivo contributo, integrando i principi ESG nell’intera operatività e nella governance delle compagnie. Ma in che modo? Attraverso la finanza e i cosiddetti Green Bond, obbligazioni verdi in italiano, si lega il debito delle imprese a progetti che hanno un impatto positivo per l’ambiente, come l’efficienza energetica, la produzione di energia da fonti pulite, l’uso sostenibile dei terreni. Green Bond che a livello mondiali nel 2021, hanno raggiunto la considerevole cifra di 517 miliardi di dollari, con una crescita di oltre il 60% rispetto al 2020. La Commissione europea a settembre 2021 ha annunciato che emetterà circa 250 miliardi di euro di Green Bond fino al 2026, ossia il 30% del fabbisogno finanziario del Next Generation EU.

Inoltre, diviene fondamentale rafforzare l’attenzione e le risorse sulla riforma del sistema di welfare, un tema di primaria importanza alla luce dei trend demografici e dei conseguenti maggiori bisogni di protezione dei cittadini. Ed è qui che il settore assicurativo può dare man forte a quello pubblico, anche attraverso la propria esperienza, competenza e consapevolezza circa le sfide da ingaggiare e vincere. Alle parole di Farina hanno fatto eco le posizioni del presidente dell’Ivass, Luigi Federico Signorini.

«Durante la lunga emergenza sanitaria, il sistema assicurativo italiano ha dato prova di una posizione robusta, anche tenuto conto degli episodi di volatilità che hanno caratterizzato i mercati finanziari», ha spiegato Signorini. «Nel 2020 la pandemia causò un repentino aumento degli spread italiani che, interagendo con il livello molto basso della curva dei tassi privi di rischio, ha inciso significativamente, anche se in modo temporaneo, sull’indice di solvibilità delle compagnie assicurative.

Al tempo stesso ha avuto un effetto positivo sugli utili. Alla fine dell’anno, superate le forti oscillazioni che avevano contraddistinto soprattutto il primo semestre, l’indice di solvibilità medio è risultato pari al 243% salendo al 257% alla fine di marzo 2021, per poi rimanere stabile fino a dicembre scorso. Nel corso del 2021 nessuna impresa assicurativa è scesa al di sotto della soglia regolamentare del 100% e solo in rari casi sono stati osservati indici inferiori a 130».

Ma le difficoltà sono tornate a infittirsi negli ultimi mesi. A partire dalle ripercussioni sul sistema del conflitto tra Russia e Ucraina. Secondo le rilevazioni dell’Ivass, le esposizioni delle imprese assicurative italiane verso emittenti di quei Paesi sono risultate ridotte e comunque non sufficienti da creare situazioni di instabilità per i singoli operatori o per il mercato. «Le assicurazioni vivono immerse nell’economia reale, e risentono sempre, almeno indirettamente, dei rischi che vi si determinano», ha tuttavia sottolineato Signorini secondo cui è inevitabile che il settore non risenta di emergenze come il forte rialzo dell’inflazione, l’innalzamento dei tassi e degli spread, la maggiore volatilità di mercato. «L’effetto delle tensioni di mercato sull’indice di solvibilità non è stato finora particolarmente ampio, anche perché il rialzo dei tassi agisce (seppure in modo e con intensità diversi) su entrambi i lati del bilancio assicurativo», ha chiarito il presidente dell’Ivass. «In ogni caso, il buon livello di patrimonializzazione di partenza ha agito come cuscinetto.

Luigi Federico Signorini, Presidente Ivass

Le ripercussioni del rialzo dei prezzi sul conto economico delle compagnie potranno essere invece piuttosto sensibili. Tanto che si comincia ad avvertire qualche riflesso della volatilità di mercato sui profili di liquidità della gestione dei prodotti assicurativi di investimento, sebbene entro limiti ampiamente gestibili». Intanto l’evoluzione delle condizioni economico-finanziarie e l’accentuarsi dei rischi hanno richiesto un rafforzamento delle strategie di risk management da parte delle imprese assicurative. «L’esercizio europeo di stress test ha fatto emergere elementi che gli esercizi aziendali di autovalutazione non sempre coglievano a sufficienza», ha ammesso Signorini.

«Le verifiche di vigilanza hanno individuato alcune carenze metodologiche che richiedono attenzione: la severità degli stress applicati dalle compagnie è risultata talvolta insufficiente, non in linea con la volatilità osservata nel periodo di riferimento e gli scenari definiti dalle imprese, in certi casi, non sono apparsi pienamente idonei a catturare le peculiarità del profilo individuale di rischio, incluso il grado di liquidità delle passività».

Ma come si sono chiusi i bilanci delle assicurazioni italiane alla fine dello scorso esercizio? Il 2021 ha dato nel complesso risultati discreti. La raccolta premi è cresciuta di circa 4,5 punti percentuali ed è tornata sul livello precedente la pandemia, superando i 145 miliardi di euro. Nel comparto vita, cresciuto del 4,5%, è stata trainata dai contratti unit linked (ramo III, in cui il rischio di investimento è sopportato dagli assicurati, +34,5%), che hanno più che compensato il calo dei prodotti tradizionali del ramo I (-5,1%). «La raccolta netta (saldo tra premi e oneri relativi ai sinistri) ha mostrato un incremento, dovuto alla crescita dei premi e al decremento degli oneri per sinistri», si legge nel rapporto annuale dell’Ivass secondo cui l’indicatore oneri per sinistri a premi è diminuito dal 75,4% del 2020 al 71,4% del 2021, nonostante l’aumento dei riscatti (una componente degli oneri relativi ai sinistri) rispetto ai premi, dal 40,9% nel 2020 al 45,9% del 2021.

Nel ramo danni l’aumento è stato più modesto e dovuto essenzialmente alle assicurazioni diverse dalla responsabilità civile auto (Rca). «La raccolta complessiva dei rami danni (lavoro diretto italiano), pari a 34,1 miliardi di euro, è in crescita del +1,9% rispetto al 2020, anche grazie alla ripresa economica, dopo la contrazione del 2,2% nel 2020 dovuta alla pandemia e ai conseguenti lockdown», fanno sapere gli analisti dell’Ivass. «Il settore danni recupera quanto perso nel 2020 in termini di volume premi, tornando ai livelli del 2019; resta comunque inferiore di 1,3 miliardi all’inizio del decennio nel 2012. La ripresa della raccolta nel 2021 deriva dai buoni risultati del comparto non auto che hanno permesso di assorbire il contenimento nel comparto auto».

Pur mantenendo un peso rilevante nella gestione danni (44,7% del volume dei premi raccolti), infatti, l’assicurazione auto ha continuato nel cammino di contrazione iniziato negli anni scorsi archiviando il 2021 con un calo del 2,3% rispetto al 2020, tenuto conto della riduzione del -4,5% nei premi r.c. auto e natanti, cui si contrappone il +6,5% nei corpi di veicoli terrestri.

«La contrazione del ramo r.c. auto e natanti, che totalizza 11,9 miliardi di euro di raccolta, rappresenta l’effetto del progressivo calo dei premi medi contabilizzati per veicolo assicurato (-4,2% nell’anno, con la diminuzione del premio medio che riflette anche dinamiche concorrenziali) e di una lieve flessione del numero di veicoli assicurati (-0,3%)», si legge nel rapporto dell’Ivass. «Il calo complessivo del volume premi dal 2012 al 2021 è stato pari a 5,6 miliardi, di cui 1,5 miliardi nell’ultimo biennio. Per converso, dopo la stagnazione del 2020, gli altri comparti dei rami danni hanno registrato una crescita significativa (+5,5%) legata al recupero del ciclo economico generale, alla maggiore offerta di prodotti innovativi, alla crescente consapevolezza e propensione da parte dei consumatori a ricorrere al mercato assicurativo per la copertura dei rischi e alla capacità delle compagnie e delle reti distributive di intercettare tali esigenze».

Tra i settori più rappresentativi in termini di premi contabilizzati, il comparto salute ha messo a segno lo scorso anno una crescita del 4,2% e quello property del 6,1%. Tutto questo ha avuto un effetto diretto sulla redditività del comparto assicurativo italiano che ha archiviato il 2021 con un utile di 6,7 miliardi di euro (in calo di 1,9 miliardi rispetto al 2020) ed equivalente al 4,6% dei premi lordi contabilizzati (6,2% nel 2020). «Il minore utile è da dovuto alla contrazione della redditività della gestione danni (-1,5 miliardi), a fronte di una riduzione contenuta (-0,4 miliardi) della gestione vita», hanno avvertito dall’Ivass.

I numeri elaborati dagli esperti parlano infatti di un utile 2021 pari a 4,3 miliardi di euro per il comparto vita (pari al 3,6% dei premi lordi contabilizzati contro il 4,6% del 2020), mentre nella gestione danni l’utile è stato di 2,4 miliardi contro i 3,85 miliardi di un anno prima, pari al 6,3% dei premi lordi contabilizzati (10,7% nel 2020). E questo a causa del fatto che nell’anno della pandemia il ramo danni aveva beneficiato dell’eccezionale riduzione dei sinistri automobilistici, poi ritornati su livelli simili a quelli precedenti il 2020.

Sebbene in flessione rispetto a un anno prima, il roe è rimasto invece su un valore apprezzabile (8,7%) anche se in calo di quasi tre punti rispetto all’11,6% del 2020. Intanto, le compagnie di assicurazioni presenti in Italia non sono state alla finestra in attesa di capire l’evoluzione della situazione incerta ma si sono lanciate, nei mesi scorsi, in importanti operazioni straordinarie destinate a modificare l’assetto complessivo del settore.

A partire dall’Opa lanciata da Generali su Cattolica Assicurazioni che il 12 agosto scorso ha dato l’addio a Piazza Affari dopo l’incorporazione della compagnia nel Gruppo Generali costata complessivamente al Leone di Trieste poco meno di1,4 miliardi di euro, considerando tutte le fasi: dal primo ingresso nel capitale (per 300 milioni), all’opa successiva, al reverse book building e ora al sellout e allo squeeze out. L’obiettivo, come annunciato da Triste, è di realizzare una fusione tra le due società in Italia, ma con il mantenimento del marchio della compagnia di Verona. «L’Italia è il cuore della nostra strategica e per questo abbiamo fatto l’acquisizione», ha spiegato il ceo di Generali, Philippe Donnet. «Vogliamo integrare nel modo giusto la compagnia in Generali, rispettando l’identità di Cattolica e sviluppandone ulteriormente la presenza sul territorio. Cercheremo le sinergie nel rispetto delle persone, dell’occupazione e del territorio», ha specificato Donnet aggiungendo di vedere «solo impatti positivi da questa strategia e dall’integrazione di Cattolica per l’Italia nei prossimi anni. L’Italia è centrale per il nostro gruppo».

Grandi manovre anche in casa Poste Italiane con Poste Vita che ha lanciato un’opa con delisting su Net Insurance, società quotata sul listino Star, per un corrispettivo di 9,50 euro per azione e di 4,81 euro per ciascun warrant.

L’operazione consentirà a Poste Vita di conseguire una significativa crescita nel segmento assicurativo danni/protezione, attraverso l’acquisizione di una partecipazione di controllo in una società leader in Italia in quel segmento di mercato. Net Insurance è infatti una compagnia assicurativa la cui offerta è dedicata alle coperture collegate al mondo del credito e, in particolare, dei prestiti assistiti dalla cessione del quinto dello stipendio o della pensione, alla protezione (tramite la bancassicurazione danni/non auto e tramite una rete di broker) e (in misura molto limitata) all’insurtech, grazie ad accordi con partner tecnologici.

Si è lanciata in una importante operazione anche UnipolSai che si è rafforzata nel segmento salute, acquisendo dal fondo d’investimento L-GAM la totalità del capitale sociale di Società e Salute Spa, azienda operante nel settore della sanità privata con brand commerciale “Centro Medico Santagostino”.

L’operazione si colloca nell’ambito della direttrice strategica Beyond Insurance Enrichment del piano industriale 2022-2024 del gruppo Unipol e costituisce un importante tassello dell’ecosistema welfare, riguardante lo sviluppo e la gestione diretta di una rete di poliambulatori. Con le sue 34 sedi, infatti, Centri Medici Santagostino è infatti uno dei principali operatori in Lombardia, in particolare nell’area milanese e si avvale della collaborazione di circa 1.300 medici. Non ultima, è sbarcata sul segmento Star del listino Euronext Milan di Borsa Italiana Revo Insurance, la società nata dalla business combination tra la Spac lanciata l’anno scorso da Alberto Minali e Claudio Costamagna ed Elba Assicurazioni, compagnia di assicurazione attiva prevalentemente nel segmento delle cauzioni, acquisita nel dicembre 2021.