Un premio che ha radici lontane nel tempo

La genesi del Premio Export Capital ha radici molto lontane. Un periodo analogo all’attuale per le difficoltà economiche, anche se non generate da quello che stiamo vivendo adesso, ossia la crisi energetica e la guerra.

A favorire quel premio furono due uomini fondamentali: Guido Carli, che aveva lasciato la carica di governatore della Banca d’Italia ed era stato nominato presidente della Confindustria, e l’altro il Ministro del commercio estero (che oggi non esiste più con questa definizione), Rinaldo Ossola, che era stato direttore generale della Banca d’Italia. Due uomini della Banca d’Italia che si fecero promotori insieme al settimanale economico Il Mondo, di cui allora ero direttore, di uscire da quel piccolo pantano dei tanti premi legati all’export: iniziative varie che non rispondevano ai criteri dell’oggettività.

Riuscimmo a costruire una macchina che si basava sui numeri, sulla realtà. Fu un momento molto importante, perché servì a stimolare ulteriormente lo spirito di iniziativa delle aziende, e il premio ebbe grande successo, grazie proprio a due persone di altissima statura coinvolte insieme al settimanale. Qualche mese fa mi è ritornata in mente quella operazione e abbiamo pensato di replicarla con un concetto che è sempre lo stesso: chi viene premiato deve esserlo non per valutazioni soggettive ma perché sono i numeri a indicarlo. E per realizzare questo obiettivo abbiamo trovato, e siamo felicissimi della collaborazione, l’Agenzia delle Dogane, che è stata disponibile a fare questo lavoro di selezione.

Naturalmente tutto ciò è ora più agevolato dalle tecnologie, che non c’erano al tempo delle diverse edizioni del Premio Export Mondo. Quindi è stato creato un algoritmo che ha tenuto conto di due fattori: quello della dimensione dell’azienda, distinguendo fra quelle che sono sopra i 5 milioni di euro di esportato e quelle che sono sotto. Applicando poi, nella valutazione, il principio di valorizzare chi ha aumentato di più l’export nell’anno, che quindi può essere di esempio per tutte le altre aziende. Poi ci sono anche dei premi in valore assoluto, per chi ha esportato di più. Il grande risparmio dei cittadini e la grande capacità di esportare delle aziende sono i due pilastri dell’economia italiana.

Anche se le aziende esportatrici italiane sono già ampiamente stimolate e hanno dimostrato spirito di intraprendenza, questo Premio può essere un incentivo a fare ancora di più e meglio. Ce ne sono tante, di piccole e medie aziende, che possono sviluppare l’attività all’estero e nello stesso tempo possono crescere quelle che hanno già una base importante. Ci sono settori in cui l’Italia ha dei primati assoluti, ma con la trasformazione digitale anche in nuovi campi finora poco esplorati c’è la possibilità di ottenere dei grandi risultati.

Ho il dovere di ringraziare la presidenza dell’Agenzia delle Dogane, ma anche il segretario generale della Farnesina, che è stato per lunghi anni ambasciatore a Pechino, Ettore Sequi, che ci hanno incoraggiato in questa operazione con la disponibilità a diffondere poi i risultati attraverso le Ambasciate. Perché è dal riconoscimento delle eccellenze che si crea lo spirito di emulazione.

di Paolo Panerai