L’export italiano è un lavoro di squadra

Intervento di Ettore Francesco Sequi, segretario generale del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale durante il convegno Premio Export Capital

Il ministero degli Esteri ha dato un contributo cruciale all’export e questo contributo noi vogliamo continuare a darlo. Lo confermano i numeri. Nel nostro Paese il grado di apertura agli scambi internazionali, che è già elevato di per sé, è cresciuto ulteriormente negli ultimi tre anni. Oggi l’export italiano costituisce il 32% del nostro Pil e cioè circa un terzo di tutto ciò che produciamo in beni e servizi e che ci rende ancora una potenza manifatturiera importantissima. Nel 2021, che ha rappresentato l’anno della grande ripresa dopo la contrazione dovuta alla pandemia, le nostre esportazioni hanno fatto registrare un record assoluto in termini di valore, un record storico. Infatti hanno superato la soglia di 516 miliardi di euro. I dati Istat confermano questa tendenza.

Malgrado la guerra in Ucraina, abbiamo avuto un ulteriore incremento del 22% e oltre rispetto allo stesso periodo del ’21, per un valore totale di 306 miliardi di euro. Quindi, se è vero che tale crescita è in parte dovuta al generale aumento dei prezzi e dunque a dinamiche inflattive, dal lato dei costi, rimane però un dato di fatto fondamentale e cioè una crescita delle esportazioni anche per quest’anno. E non era una cosa scontata.

Si tratta della prova del grande lavoro delle nostre imprese nel settore dell’export, anche di quelle piccole e medie che valgono circa il 51% dell’ammontare complessivo. E anche una conferma della strategia della Farnesina in un arco temporale molto limitato e che ha richiesto una straordinaria capacità di adattamento. Due anni fa, come sapete, è stato lanciato il Patto per l’export.

Si tratta di un vero e proprio accordo tra istituzioni e forze produttive che ha l’obiettivo di mitigare l’impatto della crisi pandemica e favorire la ripresa. Come? Innanzitutto investendo oltre 7 miliardi di euro di risorse dirette: 1,2 miliardi dal PNRR, 3 destinati al rifinanziamento del fondo per lo sviluppo internazionale delle imprese italiane. E poi puntiamo sull’offerta di nuovi strumenti per rafforzare la competitività delle nostre aziende di ogni dimensione, nel breve e nel lungo periodo. In altre parole, abbiamo scommesso sul rafforzamento del capitale umano e sulla digitalizzazione, che sono i più moderni e più autentici fattori di moltiplicazione del nostro Made in Italy, oltre a creatività e design, rispetto per il territorio, tradizione di qualità nei prodotti e nei processi di trasformazione.

È pur vero che l’aggressione russa all’Ucraina, come accennavo prima, ha introdotto nuovi elementi di incertezza, di instabilità sui mercati internazionali. Si sono riproposte delle strozzature nelle catene globali di approvvigionamento di materie prime e di semilavorati. E poi la logistica. La logistica internazionale, come sappiamo, è in forte sofferenza. Ci confrontiamo soprattutto con un incremento dei costi dell’energia che è senza precedenti. E questo è ovviamente un fattore gravemente penalizzante per il sistema produttivo italiano. Allora, di fronte a questo scenario, abbiamo subito messo in campo delle misure concrete a beneficio delle imprese dell’export e anch’esse, queste misure, frutto del dialogo con associazioni di categoria, specialmente di quei settori maggiormente colpiti dalle conseguenze della guerra. Abbiamo creato una Unità di crisi per le imprese, che è già intervenuta per assistere circa 2mila aziende italiane in difficoltà. Questa unità fornisce alle imprese informazioni dettagliate circa le limitazioni agli scambi che sono determinate dall’impianto sanzionatorio europeo, così come dalle contromisure russe. Poi ci siamo messi alla ricerca di mercati alternativi di sbocco per tutte quelle società esportatrici che sono particolarmente esposte sui mercati di Russia, Ucraina e di Bielorussia.

Queste aziende, a partire dallo scorso luglio, possono accedere ai finanziamenti a tasso agevolato del fondo 394, con una quota di fondo perduto fino al 40%. L’obiettivo che abbiamo è quello di assicurare alle imprese la liquidità necessaria per esplorare mercati alternativi e recuperare così i volumi di export persi dopo lo scoppio del conflitto. La guerra in Ucraina ha causato anche gravi difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime essenziali per il nostro sistema produttivo. Abbiamo intanto avviato un’attività sperimentale di mappatura della disponibilità e di localizzazione di fonti alternative, settore per settore.

Dal 20 settembre 2022il fondo 394 può essere impiegato anche per il sostegno delle imprese esportatrici che debbano fronteggiare l’impatto negativo di restrizioni o di rincari nelle forniture di materie prime critiche.

Sappiamo che la competizione internazionale è sempre più dura e non fa sconti ed è per questo che il ministero degli Affari Esteri ha mobilitato a favore dell’export tutte le proprie risorse, a partire dalla nostra rete all’estero, che è la vera ricchezza del ministero degli Esteri.