I rating di sostenibilità

Quali assicurazioni seguono i dettami ESG di Onu, Ocse e Comunità Europea? Lo dice Standard Ethics

di Beatrice Gornati,
Research Office, Vice Director

La svizzera Swiss Re, con una EEE, ha recentemente raggiunto l’olandese NN Group ai vertici dei rating assegnati alle assicurazioni da Standard Ethics. Tra le italiane, UnipolSai si aggiudica il rating più elevato (EE+), allo stesso livello della statunitense The Travelers, dell’olandese Aegon e della svizzera Zurich Insurance Group. Scendendo di un notch, pur restando a un livello molto positivo, troviamo le inglesi Aviva, Legal & General Group, le tedesche Allianz e Munich Re, le italiane Generali e Unipol Gruppo, la francese AXA e la svizzera Swiss Life. Si mantengono su un livello compliant (EE-) l’olandese ASR Nederland e l’inglese Prudential, mentre si situano su una E+, oltre alla belga Ageas, le spagnole Mapfre e Grupo Catalana Occidente. Queste ultime, recentemente entrate nello SE Spanish Index, stanno muovendo rapidi passi verso la Sostenibilità adottando una rendicontazione ESG adeguata.

Ancora lenti i progressi lato governance, in particolare con riferimento all’indipendenza degli organi apicali. Standard Ethics prevede comunque una visione positiva per il futuro. In generale, l’elevato livello dei rating è indice di come il settore assicurativo abbia efficacemente interpretato la Sostenibilità, rispondendo alle sfide degli ultimi dieci anni con una gestione aziendale orientata non solo al controllo, ma anche alla prevenzione dei rischi. A questo si aggiunge una particolare attenzione al rapporto con i clienti e alla compliance.

Con particolare riferimento all’Italia, il caso di UnipolSai, che nel corso degli anni è passata da E+ all’attuale EE+, è emblematico di un’impresa che si è adeguata rapidamente a una visione globale. Un atteggiamento innovativo che pone l’azienda e i suoi stakeholder all’interno di un insieme più ampio in risposta a una sfida planetaria i cui obiettivi sono comuni al mondo economico e sono dettati dalle grandi istituzioni internazionali.

Alcune compagnie assicurative hanno infatti trovato nelle difficoltà legate alla pandemia la spinta per sviluppare strumenti di comunicazione sempre più tecnologici e innovativi. Anche attraverso polizze che investano in aziende attente ai temi ambientali e alla sostenibilità.


Il rating di sostenibilità di Standard Ethics, d’altra parte, è proprio la misura della distanza tra un emittente e le indicazioni che provengono da Onu, Ocse e Unione europea. Si tratta di una misurazione neutrale, che esula da ulteriori considerazioni di natura tematica o morale. Questo la differenzia dai c.d. ESG scoring, ossia valutazioni relative, fondate su medie mobili settoriali. Esse riflettono il punto di vista dell’investitore a monte del processo e che richiede il servizio.

L’accuratezza delle informazioni gioca per Standard Ethics un ruolo chiave. L’Agenzia che, come avviene per i rating di merito creditizio, ha per clienti chi richiede il rating per se stesso (applicant pay model) si avvale – a differenza dei comuni ESG data provider – di analisti e non di software o intelligenza artificiale. Questo consente
di fornire valutazioni su dati verificati affinché il cliente assicuratore possa fornire al proprio interno, ma anche all’esterno, un quadro accurato sulla propria sostenibilità.

In questo senso, il mondo delle assicurazioni sembra aver percepito più di altri la necessità di allontanarsi da una concezione “soggettiva” dei temi ESG. Di focalizzarsi meno sulle proprie idee, sui propri obiettivi industriali e di investimento, a favore di un progressivo allineamento alle sfide comuni.
Come, tra le altre, gli Accordi di Parigi sul Clima, le politiche Ue sulla parità di genere e la trasparenza, agli orientamenti Onu sui diritti umani dei lavoratori.